Ma quant’è chic l’aborto satanista per Cosmopolitan?

Valerio Savioli

Si stima che gli articoli pubblicati ogni ventiquattro ore vadano da due a tre milioni, ed è ormai nota l’influenza degli editori e il funzionamento a piramide del mondo dell’informazione, a sua volta amplificato dagli strumenti digitali. Ogni giorno siamo a contatto con un profluvio apparentemente infinito di informazioni, di cui la gran parte viene diffusa come cassa di risonanza di un sistema culturale a tendenza egemonica e un’altra, decisamente più minimale e sottile, è utilizzata per inviare specifici messaggi a determinati destinatari, potremmo dire che è un raffinato modo per parlarsi pubblicamente in privato.

Ciò non significa che, in questo labirinto di specchi, non sia possibile individuare di tanto in tanto una serie di segnali e messaggi il cui senso e scopo sono molto più complessi e perniciosi.

Recentemente, il mensile patinato Cosmopolitan ha pubblicato un articolo dal titolo, “La clinica per aborti satanici che ha fatto incazzare praticamente tutti… e che potrebbe comunque battere i divieti[1]”.

Il pezzo, arricchito di dettagli tecnico-grafici che, scorrendo la pagina, capovolgono le lettere “T” a testa in giù riproducendo la Croce di Pietro, porta la firma di Arielle Domb, giornalista che si definisce interessata a “salute, sottocultura e ogni cosa che sta in mezzo”.

Ci troviamo di fronte a uno di quegli articoli non casuali che non puntano esclusivamente a un fatto di cronaca, non vogliono raccontare ma piuttosto promuovere un determinato punto di vista.

Un aspetto per nulla nuovo entro il cosiddetto mainstream in cui il tema del satanismo e Lucifero, inteso come figura di ribellione rispetto a un sistema dominante cominciò ad emergere negli anni Settanta[2] e già molte e blasonate testate gli hanno, anche recentemente, dedicato ampio spazio: dalla BBC[3] al The Guardian[4], dall’Huffington Post al Daily Mail e USA Today; tra questi risulta molto interessante il pezzo del Guardian in cui un entusiasta Benjamin Lee riporta compiaciuto la visione del documentario Hail Satan sul Satanic Temple: “Il documentario rivelatorio dà un raro sguardo ai valori progressisti del Tempio satanico nel difendere il diritto all’aborto e nel combattere contro coloro che hanno cercato di inserire convinzioni religiose nella struttura della legge.”

Ma a chi fa riferimento questa clinica che ha sede in New Mexico[5]? All’appena menzionato Satanic Temple (TST)[6], un’organizzazione religiosa fondata in Massachussets e nello specifico a Salem ad oggi operante in più di venti Stati ed è ufficialmente riconosciuta dalle pubbliche autorità statunitensi, avvalendosi così dei principali diritti di libertà religiosa sanciti nella costituzione americana, nello specifico del Primo emendamento. Ulteriori leve legali-costituzionali “creative” a favore delle pratiche abortiste vengono auspicate dall’autrice dell’articolo, la quale ripone le sue speranze nell’avvocato, assoldato dal Tempio Satanico, W. James Mac Naughton, la cui specialità sarebbe quella di offrire Soluzioni uniche per problemi unici, qualcosa di simile allo slogan della Locatelli: fa le cose per bene.

Il TST ci tiene comunque a smarcarsi dalla celeberrima Church of Satan fondata negli anni Sessanta da Szandor LaVey. Da quanto si può reperire sul sito ufficiale si evince che il TST sarebbe addirittura la principale organizzazione satanista al mondo, strutturata in congregazioni (capitoli) e “una serie di campagne pubbliche di alto profilo progettate per preservare e promuovere la laicità e le libertà individuali”.

Un’organizzazione religiosa sostenuta non solo da contributi mensili dei propri iscritti/adepti ma capace anche di attrarre importanti donazioni[7], che ruota attorno a dei precetti tanto simili se non a quelli prettamente woke, a quelli dell’universo neo-progressista radicale del Politicamente Corretto: “I Sette Principi Fondamentali del Tempio Satanico, sebbene ispirati ai valori dell’illuminismo del XVIII secolo, sono stati progettati per i tempi attuali, per assistere il moderno satanista nelle nobili imprese. La conoscenza è una pietra angolare della nostra filosofia satanica e spetta ai membri espandere i propri orizzonti.”

Utile, per comprendere il quadro di approccio di posizionamento strategico della stessa organizzazione, l’intervista dell’Irish Times[8] concessa, in piena epoca trumpiana, dal portavoce ufficiale Lucien Greaves e riportata da Emanuele Pietrobon: “[siamo un] movimento che sta combattendo per la decenza umana nell’America di Donald Trump […] progressista, inclusivo, non teista, con una dimensione civica e anti-autoritaria.” E ancora, dalla penna di Pietrobon: “È lo stesso Greaves ad aver svelato uno dei segreti del successo nel fare proselitismo: una strategia mirata, diretta verso la comunità arcobaleno e tutti coloro che sognano un’America che sia agli antipodi di ciò che ha rappresentato Trump. La campagna, numeri alla mano, starebbe funzionando: oltre il 50% dei membri del Tempio Satanico si dichiara proveniente dal mondo lgbt.[9]

La figura di Satana è ben evidente in tutta la comunicazione ufficiale, ma il riferimento a quest’ultimo non è necessariamente diretto, ma trasposto nei gesti e nelle decisioni del singolo individuo: “non sottoscriviamo il soprannaturalismo; quindi, in questo senso non crediamo che satana sia una divinità, un essere o una persona. In quanto religione organizzata, forniamo attivamente sensibilizzazione e partecipiamo agli affari pubblici laddove la questione potrebbe trarre beneficio da intuizioni razionali e sataniche.” E ancora “Il Tempio Satanico pratica il satanismo non teistico; crediamo che la religione possa e debba essere separata dalla superstizione. Pertanto, non crediamo né in Dio né nel Diavolo come forze soprannaturali. Non ci inchiniamo a nessun dio o dei e celebriamo il nostro status di outsider. Abbracciare il nome Satana significa abbracciare l’indagine razionale lontana dal soprannaturalismo e dalle superstizioni basate sulla tradizione arcaica. Il Satanista dovrebbe lavorare attivamente per affinare il pensiero critico ed esercitare un’indagine ragionevole su tutte le cose. Le nostre convinzioni devono essere malleabili alle migliori conoscenze scientifiche attuali del mondo materiale, mai il contrario. […] Satana simboleggia l’Eterno Ribelle in opposizione all’autorità arbitraria, che difende sempre la sovranità personale anche di fronte a difficoltà insormontabili. […] È un simbolo di sfida, indipendenza, saggezza e auto-potenziamento. Il satanismo non suggerisce una soluzione soprannaturale alle prove dell’esistenza. Piuttosto, serve come affermazione di ciò che è dimostrabilmente vero.”

Uno scontro esistenziale in una terra desolata

Com’è noto il dibattito sull’aborto negli USA, nazione fondata su basi messianiche ma la cui religiosità è in forte crisi[10], è uno di quei temi fortemente divisivi, una delle spaccature su cui si concentrano le cosiddette Culture Wars, ossia quegli scontri tra fazioni ideologiche talmente contrapposte e divise, sotto la prospettiva della visione del mondo, che hanno da tempo abbandonato il dialogo e sono costantemente pronti allo scontro, spesso anche fisico.

Ad acuire le tensioni, il 24 giugno 2022 la Corte Suprema americana, ribaltando la sentenza Roe vs. Wade, ha defederalizzato l’aborto, ossia ha rimesso la decisione ai singoli Stati: sorvolando sulle conseguenti scene da malavita – quasi sempre scleroticamente in malafede – diffuse a reti unificate a cui abbiamo dovuto assistere in Occidente, gli Stati più progressisti si sono immediatemente affannati per concedere questo diritto alle donne (sì, lo sappiamo, qualcuno vorrebbe leggere: persone incinta ma siamo un po’ troppo patriarcali, perdonateci!) mentre altri (al momento quindici[11]) hanno deciso di vietare la pratica abortiva.

Non c’è da disperare perché le soluzioni offerte per chiunque voglia interrompere la gravidanza sono numerose e anche creative: oltre ai trentasei Stati che garantiscono il diritto ad abortire, sono state addirittura le grandi aziende a correre in soccorso offrendosi di pagare il trasferimento, alle proprie dipendenti, verso quegli Stati che, di buon cuore, offrono il servizio abortivo. Di seguito i nomi delle companies[12] più virtuosamente woke: Apple, Amazon, Citigroup, Disney, Starbucks, Target e… Tesla! Sì, l’azienda del joker transumano d’oltreoceano, Elon Musk, l’idolo dei conservatori nostrani.

Stupirsi dell’attenzione riservata nei confronti del Joker sarebbe da ingenui e credere persino alla sua buonafede, addirittura ascrivendolo ai nostri, di colui che, tra gli innumerevoli e contraddittorii aspetti, è recentemente corso a incontrare quel Bibi Netanyahu impegnato nella strage quotidiana di Gaza.

Un po’ come gli ingenui che sono convinti dell’autonomia dei vari titani digitali alla Zuckerberg & co. i quali, in realtà, sono del tutto funzionali e dipendente dagli interessi geo-strategici degli stessi Stati Uniti[13], ma ormai è cosa nota, a certe latitudini si è sempre in cerca di un nuovo, temporaneo, padrone.

L’aborto chic di Cosmopolitan: tra empowerment e emancipazione femminista

Ma torniamo all’articolo in questione: Arielle Domb comincia col raccontare la storia di Rose Fradusco Alito che nell’aprile del 1950, in un contesto storico in cui “centinaia di donne sarebbero morte quell’anno a causa di aborti illegali falliti negli Stati Uniti, dove la procedura era stata ampiamente vietata per decenni”, mise al mondo Samuel Alito Jr, ossia un uomo la cui luminosa carriera nella legge lo porterà, nell’ottobre del 2005, ad essere nominato giudice, in quota conservatrice, della Corte Suprema da parte dell’allora presidente americano neocon George Bush.

Un quesito subdolamente retorico coglie immediatamente la Domb: “È improbabile che Rose abbia mai preso in considerazione l’idea di abortire (qualche anno prima di morire, aveva detto ai giornalisti che si opponeva). Ma cosa sarebbe successo se le sue circostanze fossero state diverse, se la sua vita fosse stata messa in pericolo dalla gravidanza o se il feto avesse avuto un’anomalia fatale o se Rose semplicemente non fosse stata pronta per un bambino?”.

In aiuto all’insensata ipotesi appiccicata nei confronti di chi non può nemmeno replicare, che diventa strumento per sostenere il punto di vista della giornalista, ritroviamo il soggetto principale entro cui ruota l’intero articolo: Samuel Alito’s Mom’s Satanic Abortion Clinic, la clinica per aborti satanici della mamma di Samuel Alito.

Provocatoriamente intitolata alla “mamma di Samuel Alito”, la quale, come sostiene la stessa Domb “qualche anno prima di morire, aveva detto che si opponeva [all’aborto N.d.A.]”, è usata come strumento per sbeffeggiare il figlio, giudice antiabortista: a riprova di ciò una vignetta[14], al centro del sito ufficiale, ritrae una Rose Alito immaginaria che si domanda malinconica: “se solo l’aborto fosse stato legale quando ero incinta…” Oggi, quel Samuel Alito reo di aver votato, con altri colleghi, per la defederalizzazione dell’aborto, sarebbe stato abortito.

È il candido non detto.

Insomma, ci si duole del fatto di non aver potuto offrire lo strumento abortivo a una donna che avrebbe potuto esercitare quel diritto, non per chissà quali ragioni di salute del piccolo o della mamma, ma perché la signora Alito avrebbe messo al mondo colui che avrebbe defederalizzato l’aborto.

Auspicare la soppressione fisica di colui che un giorno, nel pieno del gioco democratico ed entro il perimetro legale di un apparato giuridico per anni a maggioranza progressista, potrebbe intralciare i propri diritti è del tutto auspicabile e se tratteggiato su un mensile patinato come Cosmopolitan diventa pure chic.

Ah, la dolce tolleranza di quelli buoni!

Da queste parti è cosa nota, il rapporto, da parti di certe aree iper-progressiste, nei confronti dei minori è, a dir poco, controverso.

Dietro quello che la Domb definisce un “nome stravagante” si cela però “una missione sincera”: la clinica garantisce assistenza in telemedicina, offrendo, tramite un “team clinico accreditato” cure per l’aborto, prescrivendo pillole abortive con un prezzo “competitivo” fino all’undicesima settimana di gravidanza, offrendo anche assistenza telefonica 24 ore su 24 e sette giorni su sette. E poi un tocco di simpatia: “E’ solo che sono anche satanisti e membri di un’organizzazione religiosa chiamata The Satanic Temple”.

La Domb torna però seria e vuole premurarci del fatto che alla TST abbiano veramente pensato a tutto e che non siano degli sprovveduti questi, infatti, “mirano a prendere il panico morale pervasivo e capovolgerlo, utilizzando la reputazione di sfida dei satanisti per espandere l’accesso all’assistenza sanitaria urgente.”

Il pannicello caldo della nostra articolista continua assicurando i lettori che quelli del TST alla fine non sono veri e propri satanisti dediti a strani rituali o messe nere, sono anzi dei bravi ragazzi e lo stesso Satana sarebbe per loro addirittura una sorta di “mascotte”, qualcosa di paragonabile a quegli adorabili pupazzetti di peluche degli anni Novanta, con l’aggiunta di velleità ribellistiche; in tutto questo quadro idilliaco il salto di qualità lo si è visto nel balzo, in termini concreti, dall’attivismo degli affiliati a un’offerta definita “rivoluzionaria” come quella della clinica Samuel Alito’s Mom’s Satanic Abortion Clinic: “Secondo il resoconto del TST, nessun altro gruppo religioso negli Stati Uniti ha mai avviato una clinica per aborti. E questa è la svolta rivoluzionaria qui: a differenza di altri fornitori di pillola abortiva via posta come Hey Jane o Abuzz, TST è una religione. Ciò significa che i suoi pazienti, che non devono essere loro stessi satanisti, stanno partecipando a un rituale religioso.”

Il racconto di Jessica, una con la “mente aperta”

Rincuora poi la rassicurante esperienza diretta di Jessica, trentasettenne incinta, sebbene, come ci rassicura la Domb, “non per molto ancora” perché “un set di pillole abortive la sta aspettando a casa, grazie alla spedizione rapida tramite il team satanico della mamma di Samuel Alito.”

Grazie a questo efficiente servizio Jessica, nonostante “non sia satanista”, anzi una volta era cattolica, è ora una fan del Tempio di Satana e adesso può finalmente affrontare comodamente la procedura abortiva: “[Jessica] ha deciso di interrompere la gravidanza iniziando con una pillola orale di mifepristone al mattino seguita da quattro pillole di misoprostolo somministrate per via vaginale sei ore dopo.”

Jessica avrebbe scoperto i prodigiosi servizi offerti dal Tempio di Satana navigando sul web, probabilmente tra un acquisto su Amazon e un film su Netflix. Certo, l’atmosfera del sito era “un po’ scoraggiante”, tuttavia “il prezzo era giusto” e quindi perché farsi troppi crucci? Anzi, come ribadisce la Domb, Jessica “è orgogliosa di avere una mentalità aperta” che l’ha portata addirittura a porre una serie di quesiti sulle procedure offerte dal Tempio e sulla possibilità di poter parlare direttamente con uno dei praticanti (personale medico), cosa che le è stata immediatamente offerta, con grande riscontro entusiasta dell’ancora-per-poco madre Jessica: “l’esperienza è stata di grande aiuto, penso che sia la cosa più importante: rafforzano davvero il fatto che questa è una tua decisione e una tua scelta e che sei supportato.”

Alla fine, in questa disarmante desolazione, sono sufficienti solo poche parole di incoraggiamento da una perfetta sconosciuta capace di offrire sincera e umana vicinanza a prezzi “competitivi”… e un collegamento Zoom.

La chiacchierata con la referente del Tempio di Satana è stata veramente istruttiva perché Jessica ha potuto ascoltare “con curiosità” l’infermiera mentre questa “descriveva anche gli aspetti cerimoniali opzionali del rituale satanico dell’aborto.”

Un servizio opzionale: il rituale satanico dell’aborto

Il Tempio di Satana offre anche la possibilità, come dichiarato dalla portavoce e ministro ordinato del Tempio Chalice Blythe, tramite accurate indicazioni, di effettuare un vero e proprio rituale: “Per prima cosa, trovi uno spazio tranquillo. Se puoi, porta uno specchio [al centro dell’articolo di Cosmopolitan compare, su uno sfondo rosso, un frammento di specchio appuntito su cui si riflette una porzione di volto femminile. NDA]. Poco prima di prendere il farmaco, guarda il tuo riflesso e concentrati sulla tua personalità. Concentrati sul tuo intento, sulla tua responsabilità nei tuoi confronti. Fai alcuni respiri profondi e rilassanti. Quando sei pronto, leggi ad alta voce il seguente principio: il proprio corpo è inviolabile, soggetto solo alla propria volontà. Prendi il farmaco e subito dopo recita: Le credenze dovrebbero conformarsi alla migliore comprensione scientifica del mondo. Non distorcere mai i fatti scientifici per adattarli alle proprie convinzioni. Più tardi, una volta che il tuo corpo espelle il tessuto abortito [scrivere “bambino” era fuori luogo, lo capiamo e ci domandiamo che tipo di raccolta differenziata si debba fare per “il tessuto abortivo” N.d.A.], ritorna al tuo riflesso. Concentrati nuovamente sulla tua personalità, sul tuo potere nel prendere questa decisione. Completa il rituale recitando un’affermazione personale: Per il mio corpo, il mio sangue; per mia volontà è fatto. [La Dobb ha scelto di mettere in corsivo i versi del rituale che abbiamo appena riportato N.d.A.].”

Il rituale può essere personalizzato, i pazienti infatti possono anche includere i propri cari o arricchire lo stesso rito con candele e travestimenti come assicura Chalice Blythe, sostenendo che quel che conta è sentirsi – occhio alla nota parolina magica – empowered: “Abbiamo ministri, me compreso, che sono disponibili ad accompagnare le persone attraverso il processo”.

La Dobb fa sapere che anche la ancora-per-poco-madre Jessica avrebbe deciso di incorporare “alcuni aspetti cerimoniali nella sua esperienza di aborto da solista. Perché no?”

Già, perché no? Che domande…

L’aspetto legale sembra essere il piano su cui il TST si stia muovendo con più lucidità, come sostiene Marci Hamilton, professoressa dell’università della Pennsylvania ed esperta in tematiche concernenti la libertà religiosa.

Erin Helian, direttore esecutivo della TST chiosa: “La gente ci sottovaluta e pensa che stiamo trollando solo per scherzo. Ma c’è un dono nel non essere presi sul serio, ci dà un po’ l’impatto di Davide contro Golia. Riusciamo ad intrufolarci al momento giusto e a sparare con la nostra fionda”.

D’altronde, citando una celebre frase di una nota pellicola, “Il più grande inganno del Diavolo è stato far credere al mondo che lui non esiste”.

Già… non esiste a tal punto di essere parte integrante di un vero e proprio, nuovo, mondo.

Valerio Savioli

[1] https://www.cosmopolitan.com/lifestyle/a45613416/satanic-group-abortion-clinic-samuel-alito-mom/?utm_source=pocket_saves

[2] Non solo musica, cultura pop, cinematografia e intrattenimento vario ma addirittura politica e movimentismo culturale degli anni della contestazione, una scia lunga che si protrae fino ad oggi. Si veda la figura fondamentale di Saul Alinsky, il quale nel suo Rules for Radicals individuava nella figura di Lucifero il primo, autentico, radicale. Hillary Clinton dedicò la sua tesi di laurea a Saul Alinsky.

[3] https://www.bbc.com/news/world-us-canada-65549975

[4] https://www.theguardian.com/film/2019/apr/18/hail-satan-documentary-the-satanic-temple

[5] La scelta del New Mexico come Stato è dovuta per una serie di ragioni: migliaia di membri afferenti al Tempio di Satana, uno Stato considerato baluardo dell’aborto, “priva di leggi oppressive che stabiliscono limiti di gestazione, limiti di età, periodi di attesa e “consulenza” obbligatoria.”

[6] https://thesatanictemple.com/pages/about-us

[7] https://www.vice.com/en/article/xd5gjd/heres-the-first-look-at-the-new-satanic-monument-being-built-for-oklahomas-statehouse

[8] https://www.irishtimes.com/culture/film/hell-yeah-how-the-satanists-became-the-good-guys-1.3991820

[9] https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/il-tempio-di-satana-si-fa-strada-negli-usa/

[10] Come segnala Emanuel Pietrobon, in un pezzo di qualche anno fa: “Ed è in questo contesto di scristianizzazione, celere e apparentemente irrefrenabile, che nuove forze culturali hanno fatto la loro comparsa, riuscendo a ritagliarsi spazi di manovra impensabili fino agli anni ’90. Una di queste forze, per quanto possa suonare ridicolo e per quanto essa possa essere ritenuta irrilevante, è il satanismo.” https://www.pewresearch.org/religion/2019/10/17/in-u-s-decline-of-christianity-continues-at-rapid-pace/

[11] https://www.theguardian.com/us-news/ng-interactive/2023/nov/10/state-abortion-laws-us

[12] https://www.forbes.com/sites/kimelsesser/2023/08/21/companies-offering-to-pay-for-abortion-travel-see-uptick-in-recruitment-but-poor-ratings-from-some-men/

[13] https://www.limesonline.com/lapprofondimento-di-dario-fabbri-quanto-sono-potenti-i-big-tech/121975

[14] https://thesatanictemple.com/pages/samuel-alitos-moms-satanic-abortion-clinic

Ma quant’è chic l’aborto satanista per Cosmopolitan?

Si stima che gli articoli pubblicati ogni ventiquattro ore vadano da due a tre milioni, ed è ormai nota l’influenza degli editori e il funzionamento a piramide del mondo dell’informazione, a sua volta amplificato dagli strumenti digitali. Ogni giorno siamo a contatto con un profluvio apparentemente infinito di informazioni, di cui la gran parte viene diffusa come cassa di risonanza di un sistema culturale a tendenza egemonica e un’altra, decisamente più minimale e sottile, è utilizzata per inviare specifici messaggi a determinati destinatari, potremmo dire che è un raffinato modo per parlarsi pubblicamente in privato.

Ciò non significa che, in questo labirinto di specchi, non sia possibile individuare di tanto in tanto una serie di segnali e messaggi il cui senso e scopo sono molto più complessi e perniciosi.

Recentemente, il mensile patinato Cosmopolitan ha pubblicato un articolo dal titolo, “La clinica per aborti satanici che ha fatto incazzare praticamente tutti… e che potrebbe comunque battere i divieti[1]”.

Il pezzo, arricchito di dettagli tecnico-grafici che, scorrendo la pagina, capovolgono le lettere “T” a testa in giù riproducendo la Croce di Pietro, porta la firma di Arielle Domb, giornalista che si definisce interessata a “salute, sottocultura e ogni cosa che sta in mezzo”.

Ci troviamo di fronte a uno di quegli articoli non casuali che non puntano esclusivamente a un fatto di cronaca, non vogliono raccontare ma piuttosto promuovere un determinato punto di vista.

Un aspetto per nulla nuovo entro il cosiddetto mainstream in cui il tema del satanismo e Lucifero, inteso come figura di ribellione rispetto a un sistema dominante cominciò ad emergere negli anni Settanta[2] e già molte e blasonate testate gli hanno, anche recentemente, dedicato ampio spazio: dalla BBC[3] al The Guardian[4], dall’Huffington Post al Daily Mail e USA Today; tra questi risulta molto interessante il pezzo del Guardian in cui un entusiasta Benjamin Lee riporta compiaciuto la visione del documentario Hail Satan sul Satanic Temple: “Il documentario rivelatorio dà un raro sguardo ai valori progressisti del Tempio satanico nel difendere il diritto all’aborto e nel combattere contro coloro che hanno cercato di inserire convinzioni religiose nella struttura della legge.”

Ma a chi fa riferimento questa clinica che ha sede in New Mexico[5]? All’appena menzionato Satanic Temple (TST)[6], un’organizzazione religiosa fondata in Massachussets e nello specifico a Salem ad oggi operante in più di venti Stati ed è ufficialmente riconosciuta dalle pubbliche autorità statunitensi, avvalendosi così dei principali diritti di libertà religiosa sanciti nella costituzione americana, nello specifico del Primo emendamento. Ulteriori leve legali-costituzionali “creative” a favore delle pratiche abortiste vengono auspicate dall’autrice dell’articolo, la quale ripone le sue speranze nell’avvocato, assoldato dal Tempio Satanico, W. James Mac Naughton, la cui specialità sarebbe quella di offrire Soluzioni uniche per problemi unici, qualcosa di simile allo slogan della Locatelli: fa le cose per bene.

Il TST ci tiene comunque a smarcarsi dalla celeberrima Church of Satan fondata negli anni Sessanta da Szandor LaVey. Da quanto si può reperire sul sito ufficiale si evince che il TST sarebbe addirittura la principale organizzazione satanista al mondo, strutturata in congregazioni (capitoli) e “una serie di campagne pubbliche di alto profilo progettate per preservare e promuovere la laicità e le libertà individuali”.

Un’organizzazione religiosa sostenuta non solo da contributi mensili dei propri iscritti/adepti ma capace anche di attrarre importanti donazioni[7], che ruota attorno a dei precetti tanto simili se non a quelli prettamente woke, a quelli dell’universo neo-progressista radicale del Politicamente Corretto: “I Sette Principi Fondamentali del Tempio Satanico, sebbene ispirati ai valori dell’illuminismo del XVIII secolo, sono stati progettati per i tempi attuali, per assistere il moderno satanista nelle nobili imprese. La conoscenza è una pietra angolare della nostra filosofia satanica e spetta ai membri espandere i propri orizzonti.”

Utile, per comprendere il quadro di approccio di posizionamento strategico della stessa organizzazione, l’intervista dell’Irish Times[8] concessa, in piena epoca trumpiana, dal portavoce ufficiale Lucien Greaves e riportata da Emanuele Pietrobon: “[siamo un] movimento che sta combattendo per la decenza umana nell’America di Donald Trump […] progressista, inclusivo, non teista, con una dimensione civica e anti-autoritaria.” E ancora, dalla penna di Pietrobon: “È lo stesso Greaves ad aver svelato uno dei segreti del successo nel fare proselitismo: una strategia mirata, diretta verso la comunità arcobaleno e tutti coloro che sognano un’America che sia agli antipodi di ciò che ha rappresentato Trump. La campagna, numeri alla mano, starebbe funzionando: oltre il 50% dei membri del Tempio Satanico si dichiara proveniente dal mondo lgbt.[9]

La figura di Satana è ben evidente in tutta la comunicazione ufficiale, ma il riferimento a quest’ultimo non è necessariamente diretto, ma trasposto nei gesti e nelle decisioni del singolo individuo: “non sottoscriviamo il soprannaturalismo; quindi, in questo senso non crediamo che satana sia una divinità, un essere o una persona. In quanto religione organizzata, forniamo attivamente sensibilizzazione e partecipiamo agli affari pubblici laddove la questione potrebbe trarre beneficio da intuizioni razionali e sataniche.” E ancora “Il Tempio Satanico pratica il satanismo non teistico; crediamo che la religione possa e debba essere separata dalla superstizione. Pertanto, non crediamo né in Dio né nel Diavolo come forze soprannaturali. Non ci inchiniamo a nessun dio o dei e celebriamo il nostro status di outsider. Abbracciare il nome Satana significa abbracciare l’indagine razionale lontana dal soprannaturalismo e dalle superstizioni basate sulla tradizione arcaica. Il Satanista dovrebbe lavorare attivamente per affinare il pensiero critico ed esercitare un’indagine ragionevole su tutte le cose. Le nostre convinzioni devono essere malleabili alle migliori conoscenze scientifiche attuali del mondo materiale, mai il contrario. […] Satana simboleggia l’Eterno Ribelle in opposizione all’autorità arbitraria, che difende sempre la sovranità personale anche di fronte a difficoltà insormontabili. […] È un simbolo di sfida, indipendenza, saggezza e auto-potenziamento. Il satanismo non suggerisce una soluzione soprannaturale alle prove dell’esistenza. Piuttosto, serve come affermazione di ciò che è dimostrabilmente vero.”

Uno scontro esistenziale in una terra desolata

Com’è noto il dibattito sull’aborto negli USA, nazione fondata su basi messianiche ma la cui religiosità è in forte crisi[10], è uno di quei temi fortemente divisivi, una delle spaccature su cui si concentrano le cosiddette Culture Wars, ossia quegli scontri tra fazioni ideologiche talmente contrapposte e divise, sotto la prospettiva della visione del mondo, che hanno da tempo abbandonato il dialogo e sono costantemente pronti allo scontro, spesso anche fisico.

Ad acuire le tensioni, il 24 giugno 2022 la Corte Suprema americana, ribaltando la sentenza Roe vs. Wade, ha defederalizzato l’aborto, ossia ha rimesso la decisione ai singoli Stati: sorvolando sulle conseguenti scene da malavita – quasi sempre scleroticamente in malafede – diffuse a reti unificate a cui abbiamo dovuto assistere in Occidente, gli Stati più progressisti si sono immediatemente affannati per concedere questo diritto alle donne (sì, lo sappiamo, qualcuno vorrebbe leggere: persone incinta ma siamo un po’ troppo patriarcali, perdonateci!) mentre altri (al momento quindici[11]) hanno deciso di vietare la pratica abortiva.

Non c’è da disperare perché le soluzioni offerte per chiunque voglia interrompere la gravidanza sono numerose e anche creative: oltre ai trentasei Stati che garantiscono il diritto ad abortire, sono state addirittura le grandi aziende a correre in soccorso offrendosi di pagare il trasferimento, alle proprie dipendenti, verso quegli Stati che, di buon cuore, offrono il servizio abortivo. Di seguito i nomi delle companies[12] più virtuosamente woke: Apple, Amazon, Citigroup, Disney, Starbucks, Target e… Tesla! Sì, l’azienda del joker transumano d’oltreoceano, Elon Musk, l’idolo dei conservatori nostrani.

Stupirsi dell’attenzione riservata nei confronti del Joker sarebbe da ingenui e credere persino alla sua buonafede, addirittura ascrivendolo ai nostri, di colui che, tra gli innumerevoli e contraddittorii aspetti, è recentemente corso a incontrare quel Bibi Netanyahu impegnato nella strage quotidiana di Gaza.

Un po’ come gli ingenui che sono convinti dell’autonomia dei vari titani digitali alla Zuckerberg & co. i quali, in realtà, sono del tutto funzionali e dipendente dagli interessi geo-strategici degli stessi Stati Uniti[13], ma ormai è cosa nota, a certe latitudini si è sempre in cerca di un nuovo, temporaneo, padrone.

L’aborto chic di Cosmopolitan: tra empowerment e emancipazione femminista

Ma torniamo all’articolo in questione: Arielle Domb comincia col raccontare la storia di Rose Fradusco Alito che nell’aprile del 1950, in un contesto storico in cui “centinaia di donne sarebbero morte quell’anno a causa di aborti illegali falliti negli Stati Uniti, dove la procedura era stata ampiamente vietata per decenni”, mise al mondo Samuel Alito Jr, ossia un uomo la cui luminosa carriera nella legge lo porterà, nell’ottobre del 2005, ad essere nominato giudice, in quota conservatrice, della Corte Suprema da parte dell’allora presidente americano neocon George Bush.

Un quesito subdolamente retorico coglie immediatamente la Domb: “È improbabile che Rose abbia mai preso in considerazione l’idea di abortire (qualche anno prima di morire, aveva detto ai giornalisti che si opponeva). Ma cosa sarebbe successo se le sue circostanze fossero state diverse, se la sua vita fosse stata messa in pericolo dalla gravidanza o se il feto avesse avuto un’anomalia fatale o se Rose semplicemente non fosse stata pronta per un bambino?”.

In aiuto all’insensata ipotesi appiccicata nei confronti di chi non può nemmeno replicare, che diventa strumento per sostenere il punto di vista della giornalista, ritroviamo il soggetto principale entro cui ruota l’intero articolo: Samuel Alito’s Mom’s Satanic Abortion Clinic, la clinica per aborti satanici della mamma di Samuel Alito.

Provocatoriamente intitolata alla “mamma di Samuel Alito”, la quale, come sostiene la stessa Domb “qualche anno prima di morire, aveva detto che si opponeva [all’aborto N.d.A.]”, è usata come strumento per sbeffeggiare il figlio, giudice antiabortista: a riprova di ciò una vignetta[14], al centro del sito ufficiale, ritrae una Rose Alito immaginaria che si domanda malinconica: “se solo l’aborto fosse stato legale quando ero incinta…” Oggi, quel Samuel Alito reo di aver votato, con altri colleghi, per la defederalizzazione dell’aborto, sarebbe stato abortito.

È il candido non detto.

Insomma, ci si duole del fatto di non aver potuto offrire lo strumento abortivo a una donna che avrebbe potuto esercitare quel diritto, non per chissà quali ragioni di salute del piccolo o della mamma, ma perché la signora Alito avrebbe messo al mondo colui che avrebbe defederalizzato l’aborto.

Auspicare la soppressione fisica di colui che un giorno, nel pieno del gioco democratico ed entro il perimetro legale di un apparato giuridico per anni a maggioranza progressista, potrebbe intralciare i propri diritti è del tutto auspicabile e se tratteggiato su un mensile patinato come Cosmopolitan diventa pure chic.

Ah, la dolce tolleranza di quelli buoni!

Da queste parti è cosa nota, il rapporto, da parti di certe aree iper-progressiste, nei confronti dei minori è, a dir poco, controverso.

Dietro quello che la Domb definisce un “nome stravagante” si cela però “una missione sincera”: la clinica garantisce assistenza in telemedicina, offrendo, tramite un “team clinico accreditato” cure per l’aborto, prescrivendo pillole abortive con un prezzo “competitivo” fino all’undicesima settimana di gravidanza, offrendo anche assistenza telefonica 24 ore su 24 e sette giorni su sette. E poi un tocco di simpatia: “E’ solo che sono anche satanisti e membri di un’organizzazione religiosa chiamata The Satanic Temple”.

La Domb torna però seria e vuole premurarci del fatto che alla TST abbiano veramente pensato a tutto e che non siano degli sprovveduti questi, infatti, “mirano a prendere il panico morale pervasivo e capovolgerlo, utilizzando la reputazione di sfida dei satanisti per espandere l’accesso all’assistenza sanitaria urgente.”

Il pannicello caldo della nostra articolista continua assicurando i lettori che quelli del TST alla fine non sono veri e propri satanisti dediti a strani rituali o messe nere, sono anzi dei bravi ragazzi e lo stesso Satana sarebbe per loro addirittura una sorta di “mascotte”, qualcosa di paragonabile a quegli adorabili pupazzetti di peluche degli anni Novanta, con l’aggiunta di velleità ribellistiche; in tutto questo quadro idilliaco il salto di qualità lo si è visto nel balzo, in termini concreti, dall’attivismo degli affiliati a un’offerta definita “rivoluzionaria” come quella della clinica Samuel Alito’s Mom’s Satanic Abortion Clinic: “Secondo il resoconto del TST, nessun altro gruppo religioso negli Stati Uniti ha mai avviato una clinica per aborti. E questa è la svolta rivoluzionaria qui: a differenza di altri fornitori di pillola abortiva via posta come Hey Jane o Abuzz, TST è una religione. Ciò significa che i suoi pazienti, che non devono essere loro stessi satanisti, stanno partecipando a un rituale religioso.”

Il racconto di Jessica, una con la “mente aperta”

Rincuora poi la rassicurante esperienza diretta di Jessica, trentasettenne incinta, sebbene, come ci rassicura la Domb, “non per molto ancora” perché “un set di pillole abortive la sta aspettando a casa, grazie alla spedizione rapida tramite il team satanico della mamma di Samuel Alito.”

Grazie a questo efficiente servizio Jessica, nonostante “non sia satanista”, anzi una volta era cattolica, è ora una fan del Tempio di Satana e adesso può finalmente affrontare comodamente la procedura abortiva: “[Jessica] ha deciso di interrompere la gravidanza iniziando con una pillola orale di mifepristone al mattino seguita da quattro pillole di misoprostolo somministrate per via vaginale sei ore dopo.”

Jessica avrebbe scoperto i prodigiosi servizi offerti dal Tempio di Satana navigando sul web, probabilmente tra un acquisto su Amazon e un film su Netflix. Certo, l’atmosfera del sito era “un po’ scoraggiante”, tuttavia “il prezzo era giusto” e quindi perché farsi troppi crucci? Anzi, come ribadisce la Domb, Jessica “è orgogliosa di avere una mentalità aperta” che l’ha portata addirittura a porre una serie di quesiti sulle procedure offerte dal Tempio e sulla possibilità di poter parlare direttamente con uno dei praticanti (personale medico), cosa che le è stata immediatamente offerta, con grande riscontro entusiasta dell’ancora-per-poco madre Jessica: “l’esperienza è stata di grande aiuto, penso che sia la cosa più importante: rafforzano davvero il fatto che questa è una tua decisione e una tua scelta e che sei supportato.”

Alla fine, in questa disarmante desolazione, sono sufficienti solo poche parole di incoraggiamento da una perfetta sconosciuta capace di offrire sincera e umana vicinanza a prezzi “competitivi”… e un collegamento Zoom.

La chiacchierata con la referente del Tempio di Satana è stata veramente istruttiva perché Jessica ha potuto ascoltare “con curiosità” l’infermiera mentre questa “descriveva anche gli aspetti cerimoniali opzionali del rituale satanico dell’aborto.”

Un servizio opzionale: il rituale satanico dell’aborto

Il Tempio di Satana offre anche la possibilità, come dichiarato dalla portavoce e ministro ordinato del Tempio Chalice Blythe, tramite accurate indicazioni, di effettuare un vero e proprio rituale: “Per prima cosa, trovi uno spazio tranquillo. Se puoi, porta uno specchio [al centro dell’articolo di Cosmopolitan compare, su uno sfondo rosso, un frammento di specchio appuntito su cui si riflette una porzione di volto femminile. NDA]. Poco prima di prendere il farmaco, guarda il tuo riflesso e concentrati sulla tua personalità. Concentrati sul tuo intento, sulla tua responsabilità nei tuoi confronti. Fai alcuni respiri profondi e rilassanti. Quando sei pronto, leggi ad alta voce il seguente principio: il proprio corpo è inviolabile, soggetto solo alla propria volontà. Prendi il farmaco e subito dopo recita: Le credenze dovrebbero conformarsi alla migliore comprensione scientifica del mondo. Non distorcere mai i fatti scientifici per adattarli alle proprie convinzioni. Più tardi, una volta che il tuo corpo espelle il tessuto abortito [scrivere “bambino” era fuori luogo, lo capiamo e ci domandiamo che tipo di raccolta differenziata si debba fare per “il tessuto abortivo” N.d.A.], ritorna al tuo riflesso. Concentrati nuovamente sulla tua personalità, sul tuo potere nel prendere questa decisione. Completa il rituale recitando un’affermazione personale: Per il mio corpo, il mio sangue; per mia volontà è fatto. [La Dobb ha scelto di mettere in corsivo i versi del rituale che abbiamo appena riportato N.d.A.].”

Il rituale può essere personalizzato, i pazienti infatti possono anche includere i propri cari o arricchire lo stesso rito con candele e travestimenti come assicura Chalice Blythe, sostenendo che quel che conta è sentirsi – occhio alla nota parolina magica – empowered: “Abbiamo ministri, me compreso, che sono disponibili ad accompagnare le persone attraverso il processo”.

La Dobb fa sapere che anche la ancora-per-poco-madre Jessica avrebbe deciso di incorporare “alcuni aspetti cerimoniali nella sua esperienza di aborto da solista. Perché no?”

Già, perché no? Che domande…

L’aspetto legale sembra essere il piano su cui il TST si stia muovendo con più lucidità, come sostiene Marci Hamilton, professoressa dell’università della Pennsylvania ed esperta in tematiche concernenti la libertà religiosa.

Erin Helian, direttore esecutivo della TST chiosa: “La gente ci sottovaluta e pensa che stiamo trollando solo per scherzo. Ma c’è un dono nel non essere presi sul serio, ci dà un po’ l’impatto di Davide contro Golia. Riusciamo ad intrufolarci al momento giusto e a sparare con la nostra fionda”.

D’altronde, citando una celebre frase di una nota pellicola, “Il più grande inganno del Diavolo è stato far credere al mondo che lui non esiste”.

Già… non esiste a tal punto di essere parte integrante di un vero e proprio, nuovo, mondo.

Valerio Savioli

[1] https://www.cosmopolitan.com/lifestyle/a45613416/satanic-group-abortion-clinic-samuel-alito-mom/?utm_source=pocket_saves

[2] Non solo musica, cultura pop, cinematografia e intrattenimento vario ma addirittura politica e movimentismo culturale degli anni della contestazione, una scia lunga che si protrae fino ad oggi. Si veda la figura fondamentale di Saul Alinsky, il quale nel suo Rules for Radicals individuava nella figura di Lucifero il primo, autentico, radicale. Hillary Clinton dedicò la sua tesi di laurea a Saul Alinsky.

[3] https://www.bbc.com/news/world-us-canada-65549975

[4] https://www.theguardian.com/film/2019/apr/18/hail-satan-documentary-the-satanic-temple

[5] La scelta del New Mexico come Stato è dovuta per una serie di ragioni: migliaia di membri afferenti al Tempio di Satana, uno Stato considerato baluardo dell’aborto, “priva di leggi oppressive che stabiliscono limiti di gestazione, limiti di età, periodi di attesa e “consulenza” obbligatoria.”

[6] https://thesatanictemple.com/pages/about-us

[7] https://www.vice.com/en/article/xd5gjd/heres-the-first-look-at-the-new-satanic-monument-being-built-for-oklahomas-statehouse

[8] https://www.irishtimes.com/culture/film/hell-yeah-how-the-satanists-became-the-good-guys-1.3991820

[9] https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/il-tempio-di-satana-si-fa-strada-negli-usa/

[10] Come segnala Emanuel Pietrobon, in un pezzo di qualche anno fa: “Ed è in questo contesto di scristianizzazione, celere e apparentemente irrefrenabile, che nuove forze culturali hanno fatto la loro comparsa, riuscendo a ritagliarsi spazi di manovra impensabili fino agli anni ’90. Una di queste forze, per quanto possa suonare ridicolo e per quanto essa possa essere ritenuta irrilevante, è il satanismo.” https://www.pewresearch.org/religion/2019/10/17/in-u-s-decline-of-christianity-continues-at-rapid-pace/

[11] https://www.theguardian.com/us-news/ng-interactive/2023/nov/10/state-abortion-laws-us

[12] https://www.forbes.com/sites/kimelsesser/2023/08/21/companies-offering-to-pay-for-abortion-travel-see-uptick-in-recruitment-but-poor-ratings-from-some-men/

[13] https://www.limesonline.com/lapprofondimento-di-dario-fabbri-quanto-sono-potenti-i-big-tech/121975

[14] https://thesatanictemple.com/pages/samuel-alitos-moms-satanic-abortion-clinic

L’articolo Ma quant’è chic l’aborto satanista per Cosmopolitan? proviene da Blondet & Friends.

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