Andare a scuola non è obbligatorio. Secondo gli artt. 30, 33 e 34 della Costituzione è obbligatorio istruire ed educare i propri figli. Questo può avvenire anche tenendoli a casa dalla scuola tradizionale. Fondamentale per crescere bene sono la socializzazione con i propri simili e il contatto con il mondo esterno allo stretto nucleo familiare.
Per questo più che la proposta classica dell’homeschooling, cioè educare e istruire i propri figli senza mandarli a scuola, si desidera fornire nel presente Focus, una “guida” semplice e concreta per aprire una «scuola parentale» in cui più famiglie si mettono d’accordo per creare un ambiente educativo e di apprendimento comunitario per i loro figli e anche per i figli di quei genitori che si riconoscono nel progetto educativo (e che per esempio, per problemi lavorativi, non possono provvedervi direttamente). Le “regole” per la scuola parentale o familiare valgono comunque anche per chi intende fare vero e proprio homeschooling o, come qualcuno preferisce dire, unschooling. […]
COS’È LA SCUOLA PARENTALE?
La scuola parentale nasce quando alcuni genitori che condividono un pensiero educativo sui propri figli si confrontano, si mettono insieme, si organizzano e decidono di provvedere loro stessi come comunità educante all’educazione e all’istruzione dei figli.
CHI PUÒ APRIRLA?
I genitori sono i primi e insostituibili educatori dei loro figli: nella scuola parentale si tengono stretto questo diritto. Sono pertanto i genitori che si accordano tra loro, fissano gli obiettivi educativi prioritari, le finalità, gli strumenti e le metodologie da utilizzare. Per avviare una scuola parentale e sufficiente che ci siano alcuni bambini e un insegnante, che può essere anche un genitore, aiutato dalle diverse professionalità degli altri genitori. É bene che chi si fa carico della responsabilità del progetto didattico e/o che direttamente insegnerà ai bambini, abbia una formazione pedagogica e culturale adeguata.
È NECESSARIA UNA FORMA ASSOCIATIVA?
Quando le persone si mettono insieme per uno scopo e per svolgere un’attività, di solito si organizzano in una qualche forma associativa sia essa una associazione riconosciuta, con personalità giuridica, oppure non riconosciuta, senza personalità giuridica.
l genitori, anche a seconda dell’entità e del numero degli alunni della scuola parentale, si possono organizzare in Società cooperativa sociale, senza scopo di lucro, oppure come Associazione di promozione sociale o anche semplicemente come Associazione o comitato di genitori. È importante scegliere la forma più idonea allo scopo, all’organizzazione e al servizio che si intende erogare e che tuteli maggiormente i soggetti coinvolti.
COME ASSICURARE L’ASSOLVIMENTO DELL’OBBLIGO SCOLASTICO?
Lo Stato deve giustamente garantire che ogni bambino, in età scolare dai 6 ai 16 anni, venga educato ed istruito e non sfruttato, per esempio, nel lavoro minorile o abbandonato in diverse forme di incuria, anche solo culturale.
Lo Stato, tramite il Dirigente scolastico della scuola o dell’istituto comprensivo che l’alunno dovrebbe frequentare, ha l’obbligo di controllare e di verificare che venga assolto il diritto-dovere all’istruzione del minore e lo fa principalmente attraverso tre canali: accoglimento della comunicazione della famiglia di istruzione parentale che deve essere depositata ogni anno; esame annuale di idoneità alla classe successiva (o nel caso della terza classe della scuola secondaria di primo grado, con l’esame di Licenza); la consegna alla scuola di competenza dell’attestato di idoneità alla classe successiva o dell’avvenuto esame di licenza media, se l’esame di fine anno viene sostenuto presso una scuola differente da quella di competenza.
LA COMUNICAZIONE D’ISTRUZIONE PARENTALE DELLA FAMIGLIA AL DIRIGENTE SCOLASTICO: TEMPI E MODALITÀ
La comunicazione che i genitori intendono provvedere direttamente all’istruzione dei loro figli, magari facendosi aiutare da professionisti (soprattutto se i genitori non hanno un titolo scolastico di secondo grado) oppure appoggiandosi ad un’associazione (di cui sopra), deve avvenire entro la data di chiusura delle iscrizioni. Questo termine è specificato ogni anno da un’apposita circolare del MIUR sulle iscrizioni per l’anno scolastico successivo; generalmente va consegnata dai primi di gennaio fino alla fine di gennaio/primi giorni di febbraio. Può essere consegnata anche nei mesi successivi o in corso d’anno scolastico, ma l’alunno alla chiusura delle iscrizioni, se non è già stata depositata la comunicazione di istruzione parentale, deve essere iscritto ad una scuola statale o paritaria. La comunicazione deve essere firmata da entrambi i genitori che devono dichiarare di avere i mezzi tecnici, economici e culturali per istruire personalmente i propri figli. Invece, per quanto riguarda l’iscrizione alla scuola parentale, ogni associazione di genitori decide liberamente come regolare l’accesso e le forme d’iscrizione.
L’ESAME ANNUALE D’IDONEITÀ ALLA CLASSE SUCCESSIVA O ALL’ESAME DI LICENZA È OBBLIGATORIO?
L’esame annuale è obbligatorio dal 2008 e può essere sostenuto presso una scuola statale o paritaria del territorio. Solitamente viene sostenuto dagli alunni al termine delle lezioni presso la scuola scelta dai genitori e che ha accolto la domanda d’esame. Tale domanda deve essere consegnata entro il 30 aprile per gli esami di idoneità, mentre per l’esame di Licenza, dallo scorso anno scolastico, bisogna presentarla almeno entro la fine di marzo per poter sostenere le prove INVALSI.
IN COSA CONSISTE L’ESAME?
Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola primaria:
– due prove scritte: italiano e matematica, a cui si può aggiungere anche una prova di seconda lingua, solitamente inglese;
– colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline.
Gli esami di idoneità alla classe successiva prevedono per la scuola secondaria di primo grado:
– tre prove scritte: italiano, matematica, inglese: a quest’ultima prova si può aggiungere una parte dedicata della seconda lingua comunitaria, se prevista nel piano di studi;
– colloquio pluridisciplinare su tutte le altre discipline (si tenga presente che sono oggetto di esame anche le discipline come tecnologia, arte e immagine, scienze motorie e sportive e musica).
L’esame di Licenza (classe terza) ha le stesse prove, per numero e tipologia, della scuola statale (che sono fondamentalmente le stesse previste per gli esami di idoneità per la scuola secondaria di primo grado). Dall’anno scolastico 2018-2019 gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale devono sostenere, entro la metà/fine di aprile, anche le prove INVALSI (italiano, matematica e inglese) presso la scuola in cui sosterranno l’esame di Licenza.
QUALI PROGRAMMI SVOLGERE E PRESENTARE PER GLI ESAMI DI IDONEITÀ E DI LICENZA?
Alla consegna della domanda di esame devono essere solitamente allegati i programmi svolti in tutte le discipline, sulle quali i figli saranno esaminati. È evidente che per comodità, e anche per ragionevolezza, solitamente si segue la scansione dei programmi proposti dal MIUR, svolti anche presso le scuole statali e paritarie, con la libertà di preferire ed approfondire alcune parti e di tralasciarne delle altre.
La grandissima libertà però della scuola parentale consiste nelle metodologie didattiche ed esperienziali, nell’apprendimento informale, attraverso cui i bambini conoscono, imparano e si appassionano al sapere.
I programmi possono essere presentati elencando soltanto i contenuti svolti, oppure completandoli con le competenze e le abilità che l’apprendimento ha sviluppato e potenziato.
RESTITUZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE PER IL CONTROLLO DELL’ASSOLVIMENTO DELL’OBBLIGO SCOLASTICO
La scuola statale o paritaria presso cui si svolgono gli esami, rilascia l’attestato di idoneità/non idoneità alla classe successiva oppure di promozione/non promozione per l’esame di licenza: in quest’ultimo caso deve essere attribuito anche un unico voto espresso in decimi. Viene rilasciato anche il certificato dei livelli raggiunti nelle prove INVALSI.
L’attestato di idoneità o di promozione dell’esame di Licenza deve essere consegnato alla scuola di competenza (o di stradario) per certificare l’avvenuto superamento dell’anno scolastico in corso.
FORNITURA DEI LIBRI DI TESTO
Anche per gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale primaria, il comune di residenza fornisce gratuitamente i libri di testo ai genitori che ne fanno richiesta tramite la cedola Libraria. Per la secondaria, analogamente alla scuola statale, sono i genitori a sostenere eventuali spese per i libri di testo, peraltro non obbligatori nella scuola parentale e sostituibili da altri testi narrativi o scientifici adatti.
SCUOLA PARENTALE PER ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO O CERTIFICAZIONE AI SENSI DELLA LEGGE 104/92
Anche gli alunni con segnalazione DSA o certificazione ai sensi della legge 104/92 possono avvalersi dell’istruzione parentale o frequentare scuole parentali o familiari, ma i genitori devono presentare per gli esami di idoneità il Piano educativo personalizzato (per alunni con segnalazione di Disturbo specifico dell’apprendimento) e il Piano educativo individualizzato (per alunni certificati ai sensi della legge 104). Questi documenti sono necessari perché gli esami possano essere svolti nel rispetto dei percorsi personali di ognuno.
QUALI SPAZI UTILIZZARE?
Posto che l’homeschooling può essere fatta nel salotto e nel giardino di casa, è bene, se si tratta di gruppi più numerosi di bambini che si trovano ogni giorno con un orario, una certa regolarità d’incontri/lezioni tenuti da genitori ed insegnanti, creare spazi idonei, aule, cortili, laboratori, aule multimediali che abbiano anche le certificazioni per la sicurezza (controlli dei Vigili del fuoco e Asl); è prudente che bambini e personale siano assicurati contro gli infortuni, che si facciano le prove di evacuazione e che il personale educativo sia dotato dei certificati di primo soccorso, sicurezza di base e sia informato sulle norme del trattamento dei dati personali.
QUALI INSEGNANTI NELLE SCUOLE PARENTALI?
Gli insegnanti e gli educatori possono essere i genitori stessi o professionisti ai quali i genitori chiedono di intervenire su specifici progetti o discipline: insegnare con passione e professionalità non è tanto o soltanto questione di titoli, ma molto più di capacità comunicativa, empatica e didattica.
Se un gruppo di famiglie si accorda per creare una “scuola familiare” per i propri figli è assolutamente necessario che i professionisti che vengono coinvolti abbraccino in pieno il progetto educativo e didattico che ha mosso i genitori a questa scelta. Quando si sceglie come genitori di delegare l’istruzione familiare a terzi non può venire meno, pena l’inefficacia e inutilità della scelta, il coinvolgimento personale affettivo, di tempo e di professionalità nel seguire i figli, nell’intervenire nelle questioni e nelle attività scolastiche, così come nei laboratori e nelle uscite. l bambini ritengono importante ciò a cui i genitori danno importanza, ciò a cui i genitori dedicano tempo ed energie: se mamma e papà si lasciano coinvolgere nella loro avventura educativa e scolastica, per loro questa diventa importante, se si lasciano coinvolgere tanto, per loro diventa molto importante e l’imparare appassionante perché si carica di un vissuto emotivo ed affettivo personale positivo.
COME SOSTENERE LE SPESE?
L’istruzione parentale o familiare non riceve alcun contributo dallo Stato o dalle regioni: è tutta a carico dei genitori. Se un gruppo di genitori si organizza in una qualche forma associativa per sostenere l’istruzione parentale dei propri figli, sarà l’associazione stessa a stabilire quali spese si devono sostenere: affitto dei locali, assicurazione, retribuzione degli insegnanti o dei professionisti, arredi, e di conseguenza a fissare un contributo che le famiglie devono versare per sostenere le spese. Le modalità di versamento e di partecipazione alle spese saranno decise anche in base alla tipologia di associazione scelta e a norma di legge.
È FACILE O DIFFICILE APRIRE E SOSTENERE UNA SCUOLA PARENTALE?
Educare è sempre difficile perché è l’incontro di più libertà, è difficile soprattutto se non si ha in mente un’idea di uomo (antropologia) verso cui educare e da cui far discendere una pedagogia e una didattica, coerenti con l’idea di uomo che si desidera formare, “far uscire”. Educare oggi è forse ancora più difficile di un tempo perché spesso non si ha una comunità di riferimento, una comunità fatta di famiglie che condividano un’antropologia, una pedagogia e una didattica, che condividano fatiche e gioie, successi e problematiche, che sia luogo di confronto e di sostegno, di conforto e di esempio. Spesso si è soli in questo compito oggi più che mai urgente. Come recita un antico proverbio africano, citato recentemente anche da papa Francesco: «per fare un bambino bastano un uomo e una donna ma per educarlo ci vuole un villaggio intero». La scuola paterna o familiare può diventare questo “villaggio”, a patto che ci sia o si crei una comunità di base solida, fondata sulla condivisione di ideali e di vita vissuta.
DOSSIER “EDUCAZIONE PARENTALE”
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